Alluvione del 1978

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La peggiore delle alluvioni che sconvolse il canton Ticino e la vicina Italia del Nord si verificò nella notte tra il 7 e l’8 agosto del 1978. Dopo alcune belle giornate estive, contraddistinte da clima caldo-afoso un’intensa perturbazione temporalesca raggiunse le nostre regioni, si trattò di un fronte freddo che improvvisamente inalzò con forza il calore e l’umidità che ristagnò per giorni nei bassi strati. La giornata del 7 agosto si presentò alquanto monacciosa già dal mattino, il cielo entro tardo pomeriggio divenne nero come la pece, il vento soffiava tempestoso, basti pensare che i tendoni dei campeggi volarono a chilometri di distanza, si faceva persino fatica a camminare.

Dopo le 18.00 del 7 agosto iniziò a piovere, fu un’autentico diluvio che interessò il canton Ticino, la Val Vigezzo e i Grigioni della Svizzera Italiana e durò fino a notte fonda, in alcune ore si accumularono circa 600 litri per metro cubo nelle vallate del versante Sud Alpino.

Per comprendere l’entità delle precipitazioni temporalesche bastì pensare al fiume Maggia che ancora non era arginato, portava verso la foce circa 3800000 litri d’acqua al secondo.

A stralipare non fu soltanto il fiume Maggia, ma bensì molti altri corsi fluviali, fiume Ticino compreso, portando morte e distruzione.

I veicoli venivano portate via come fruscelli mentre fuori dalla porta di molte abitazioni vi era otre 1 metro di acqua che non lasciò alcuna via di scampo a molte persone.

Il mattino seguente alla luce del sole si presentò uno scenario devastante, automobili posate sulle cime degli alberi, abitazioni devastate, strade impraticabili e sopratutto vi furono molti dispersi.

Quella notte persero la vita 5 persone solo nel Locarnese e i danni ammontarono a oltre 200 milioni di franchi.

Benchè siano passati oltre 30 anni da quel tragico evento il ricordo resta ancora in parte presente a testimonianza di come questi eventi, fortunatamente rari, lascino un segno diraturo non solo sul territorio, ma anche nella percezione della società.

Molto è cambiato da allora: le conoscenze scentifiche di base, gli stumenti tecnici e i modelli numerici di previsione, la gestione e l’uso del territorio, i metodi e le strategie di pronto intervento.

Esiste un’altra tipologia di alluvione più frequente ma fortunatamente meno devastante, sono eventi che si verificano nell’arco di diversi giorni come accadde durante l’alluvione del 1993 e del 2000 date non dallo sralipamento dei fiumi, ma bensì dall’esondazione del lago.

Forse qualcuno si sarà gia chiesto ascoltanto al telegiornale che dopo una grave alluvione avvenuta in Ticino, la piena del PO non arriva contemporaneamente al periodo di alluvione, ma bensì dopo alcune settimane. Il motivo di ciò, per ciò che concerne il lago maggiore: sta nel fatto che le acque vengono “bloccate” a fondo Toce, uno scorrimento delle acque regolato da una diga. In genere le esondazioni dei fiumi del Nord Italia, tanto dipendono dall’andamento pluviometro che si può registrare qui a ridosso delle alpi. In riferimento alla grande alluvione del ottobre 2000, dopo prolungate piogge torrenziali, che provocarono il rigonfiamento “pauroso” dei grossi corsi fluviali, questi si riversarono nel lago maggiore, provocandone un esondazione.

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La superficie d’acqua si inalzò di parecchi metri, allaganto Locarno, Ascona e tutto il piano di magadino. Intanto le piogge dopo una settimana continuarono a cadere incessanti, a salvare letteralmente la situazione, fu un abbassamento delle temperature e di conseguenza del limite delle nevicate, grazie a questo fattore, ne diminui la portata dell’acqua a valle.

Le dighe tennero la grossa pressione indotte dal fatto che entrava più acqua di quel che ne usciva, ecco perchè quella alluvione fece paura.

Quando i quantitativi di acqua provenienti dai corsi fluviali, diminuirono gradualmente, favorito da un periodo di qualche giorno di tregua, aprirono le diga a Fondo Toce, che aumentandone la portata d’acqua del fiume Ticino, abbasso gradualmente il livello del lago maggiore. Il fiume Ticino attraversa il piano di magadino nel cantone Svizzero, per ripartire da Fondo Toce in fondo al lago maggiore e infine sfociare nel fiume Po.

Le grando esondazioni dei fiumi del Nord Italia, in definitiva non dipendono tanto dalle precipitazioni li presenti, ma bensì dalle abbondanti precipitazioni che in tempi di alluvioni, si riversano per giorni o settimane, lungo le vallate del versante sud alpino, che gonfiando grossi corsi fluviali, si riversano a loro volta nel fiume Po. Il fatto che la piene principale del Po si verifichi anche dopo settimane dall’alluvione vera e propria, sta dunque nel fatto che sovente tutto il processo viene regolato e controllato grazie all’ausilio delle dighe che in genere costeggiano le espremità dei grandi laghi prealpini, ciò viene fatto per ovvie ragioni di sicurezza e per limitare il più possibile ingenti danni per la Valpadana.

Possiamo facilmente intuire che questa tipologia di alluvione possono essere meglio previste e sopratutto gestite con maggior facilità limitanto danni a cose e e sopratutto a persone.

Immagine in archivio tratta da: Meteosvizzera

Flavio Scolari

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