Impatto dell’uomo sull’ambiente

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L’impatto dell’uomo sulla fauna: Da alcuni anni, talvolta si sente parlare del sovrapopolamento di camosci, cervi, caprioli e sopratutto cinghiali nella regione insubrica e in alcune altre regioni della penisola Italiana, sono tutti animali tipici della fauna elle nostre latitudini, salvo il muflone, una capra di origine Asiatica che fu importata in Corsica e Sardegna, e solo agli inizi del ‘900 nella regione del versante Sud Alpino, oggi questo animale, nel 2010 nella songola regione del Varesotto si contarono circa 300 capi ma grazie al proprio adattamento alle condizioni climatiche locali, la presenza del muflone è diffusa lungo tutto il versante Sud Alpino e lungo l’area del medio-alto Tirreno.

Il capriolo, animale indigeno delle nostre latitudini. La fauna locale, delle nostre regioni presenta una svariata varietà di animali, al quale oltre a quelli sovracitati se ne aggiungono molti altri, tuttavia l’assenza prolungata di alcuni predatori tipici per le nostre latitudini favorita dalla presenza più invasiva dell’essere umano anche nelle zone di montagna, ha consentito ad un sovrapopolamenti di altre speci, quali appunto, camosci, cervi, caprioli e sopratutto cinghiali. I predatori piuttosto tipici delle nostre latitudini sono i lupi, gli orsi e le linci, il lupo popola le regioni Appenniniche, le Alpi Marittime e solo recentemente vi sono avvistamenti di singoli individui nella regione delle Alpi Vallesane e delle Alpi centrali, mentre la presenza dell’orso resta confinata nella regione delle Alpi Orientali, l’assenza del lupo è anche stata indotta appunto dalla presenza piuttosto invasiva dell’essere umano. In genere questo predatore, vive in branchi e necessita di molta tranquillità, dunque si mantiene ad una certa distanza dalle aree urbanizzate, in genere tra i lupi, quando vi è da contendersi il dominio sul branco tra due individui, si ha un combattimento dei due contendenti, il vincitore resterà il capobranco, mentre il perdente lascerà il branco per cercarne un altro dove instaurarsi, ebbene il passaggio sporadico di singoli individui in cerca di un branco, spiega il transito di singoli individui in Svizzera e sopratutto lungo il confine tra Italia e Vallese.  Anche l’orso è praticamente assente in Svizzera, salvo rari avvistamente sulle Alpi Grigionesi di singoli individui provenienti dalle Alpi Austriache. La lince invece è presente in Svizzera, ma popola principalmente la regione del versante Nord Alpino e la regione del Giura, in Ticino è molto raro e proprio il Ticino la presenza quasi invasiva di cervi, caprioli e sopratutto cinghiali, è tanto da attribuirsi all’assenza di predatori tipici delle nostre latitudini.  Per ovviare al problema del sovrapopolamento di alcuni animali tipici della fauna delle nostre regioni, che potrebbero incrementare oltre agli incidenti stradali (per presenza di selvagina sulle careggiate), anche danni a coltivazioni e a giardini nei centri abitati in collina, si è adottato una caccia prolungata per alcune speci appunto. Di per se la caccia stessa se per molti è solo un buon divertimento per uccidere una creatura, lo scopo assume anche un’importanza fondamentale per mantenere equilibrata la sopravivenza delle diverse speci, non garantite appunto dalla presenza di predatori, in poche parole, l’essere umano deve prendere il posto “del predatore”, proprio per questo il sovrapopolamento di alcune speci facenti parte della fauna delle nostre latitudini, viene “combattuto” con un prolungamento della caccia per queste speci. Gli animali selvatici in genere, tra qui anche i cinghiali, popolano le diverse altitudini, a seconda della stagione in cerca di cibo, la maggior parte dei cinghiali ad esempio li si possono trovare a quote piuttosto elevate, sopra i 1500 metri di quota sulla regione Alpina e pre-Alpina durante la bella stagione, per scendere fino a quote collinari verso fine autunno e in inverno ed è proprio in questi periodi che si riscontrano i danni maggiori all’interno di centri abitati anche della bassa collina o più raramente anche in pianura. Un problema analogo, lo si riscontra non solo nella Svizzera Italiana e nella regione Insubrica in generale, ma anche in altre zone della regione Alpina e della penisola Italiana, in questi ultimi anni gradualmente sia la regione Appenninica che la regione Alpina, tornano ad essere ripopolate anche dal lupo che tende a riprendere il proprio ruolo in alcune aree, anche se difficilmente potranno spingersi in alcune regioni più vicine alle aree urbanizzate. Il cinghiale è un animale indigeno in Europa e nel Nord Africa, in un’area che si estende fino all’India e il Sud-Est dell’Asia verso il Giappone, Sri Lanka, Tawand e Korea,come pure in America centrale e Meridionale. Il problema del sovrapopolamento di questo animale è presente anche in altre aree del mondo, anche in questo caso la ragione di tale fattore è da attribuirsi all’assenza dei suoi predatori naturali come già detto del lupo per quanto concerne le nostre latitudini, della tigre e del leopardo per quanto concerne altre regioni del mondo, un altro fattore che potrebbe aver favorito la propria diffusione è stato causato dalla reintroduzione di esemplari, più volte decimato e reitrodotto, l’integrazione della protezione, la regolazione della caccia o i cambiamenti nella gestione agricola, il cinghiale risulta di fatto essere tra gli animali maggiormente diffusi al mondo, questo anche graie alla propria grande e rapida capacità di adattamento alle diverse condizioni climatiche e ambiantali. Insomma la presenza sempre più invasiva dell’essere umano, ha influito sulla fauna presente, sia locale che globale.

Qui si può vedere la distrubuzione delle diverse speci animali.

 

Origine della vegetazione arborea.

Qui si può vedere la distrubuzione della vegetazione arborea, come si può osservare tra questi c’è anche il castagno (specie: Castanea Sativa), in realtà molte di queste speci (Castagno, Nocciolo, Frassino, ecc… ecc…) sono presenti già dai 60-65 milioni di anni fa, dunque dai tempi dei dinosauri o “poco” dopo, alle medie-alte latitudini, dunque ancor da prima che la distibuzione delle terre emerse era come quella attuale, con le sucessive variazioni climatiche la vegetazione arborea ha subito variazioni in senso latitudinare spostandosi verso Sud durante le glaciazioni e verso Nord durante i periodi più caldo, poi è anche vero che ad esempio il castagno, qui in Europa è tipica la varietà Castanea Sativa che è indigena, ma sono state introdotte altre varietà di origine Giapponese.  Ad essere di origine Cinese, Giapponese o Americane, sono moltissime piante ornamentali, tra qui alcune oggigiorno crescono anche nelle foreste. Una pianta molto diffusa anche nella vegetazione selvatica è la Robinia che non è indigena, ma proviene dal Nord America ed è una pianta qui crescita molto rapida, la rende molto invasiva per la vegetazione indigena. Anche altre piante di origine tropicale o subtropicale (Sud Est Asiatico) stanno diventando molto invasive, un autentico problema per la vegetazione preesistente e questo è da imputare alle variazioni climatiche, in Europa ad esempio vi è la rapida diffusione di una palma, le classiche che vedi anche come piante ornamentali in Ticino della Trachycarpus Fortunei che è una palma originaria e fu importata inizialmente come pianta ornamentale dal Sud Est Asiatico, in particolar modo dalle montagne della Cina e della Birmania, che oggigiorno è diventata una pianta spontanea e addirittura invasiva anche nella vegetazione serlvatica, non solo in Ticino, ma anche in diverse altre regioni dell’Europa centro-Occidentale, in particolar modo nel Nord dei Balcani e lungo la fascia Atlantica compresa tra il Nord della Spagna e la Francia Occidentale. Anche la diffusione di questa palma di origine subtropicale che tuttavia sopporta temperature anche inferiori ai -20°C è comunque da imputare alle variazioni climatiche, non è da confondere con la Chamaerops Humilis, palma di piccole dimensioni spontanea e originaria dall’area del Mediterraneo centro-Occidentale e dunque anche lungo le aree costiere in Italia. Questo Linck mostra la diffusione della vegetazione indigena, in raltà molte di queste speci le si riscontrano lungo tutto l’emisfero Boreale poichè facenti parte di una vegetazione esistente da decine di milioni di anni, ma in diverse varietà a seconda della regione geografica. Come detto precedentemente la Trachycarpus Fortunei fu introdotta in Europa dal Sud Est Asiatico inizialmente come pianta ornamentale, benchè oggigiorno sia diventata spontanea anche nei boschi, tuttavia il proprio adattamento anche a situazioni di freddo intenso non è recente in quanto tale palma, deriva da zone sicuramente subtropicali, dove tuttavia in alcune di queste regioni in inverno si possono comunque avere situazioni di grande freddo, come sulle montagne della Cina Orientale. La Robinia invece fu importata in Europa nel 1601 da Jean Robin, farmacista e botanico del re di Francia dal Nord America, ed oggi è una pianta naturalizzata e addirittura invasiva per la vegetazione indigena, molto diffusa in tutta Europa, addirittura fino alla Gracia e a Cipro. Molte piante anche ornamentali oggi qui presenti, furono introdotte dall’America centrale o Settentrionale, oppure dall’Asia Meridionale o Orientale verso il 1600-1700 d.c., alcune piante subtropicali originarie dall’America centrale come ad esempio la Yucca, oggigiorno crescono molto bene nella regione isubrica e anche nel canton Ticino, alcune pante di origine subtropicale addirittura stanno diventando piuttosto invasive per la vegetazione indigena nei boschi, quasi in maniera paragonabile a quanto lo è la Robinia. Insomma nei nostri boschi, come in diverse altre aree Europee, la vegetazione arborea assume sempre di più connotati di un mix tra quella che è la vegetazione tipica delle medie latitudini e la vegetazione di stampo subtropicale, questo non solo indotto dal cambiamento climatico, ma anche grazie alla mano dell’uomo, benchè vi sia comunque anche da considerare che la diffusione di una determinata specie e varietà di pianta, dipende non solo ed esclusivamente dal clima, ma anche dal tipo di terreno (prevalentemente acido o basico) e dal tipo di roccie (qui in Ticino prevalentemente granitiche).

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