Effetti di un’eruzione vulcanica sul clima

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Il clima è un complesso meccanismo in continua evoluzione regolato da molti fattori combinati, uno di questi fattori sono le eruzioni vulcaniche che nella storia climatica hanno favorito periodi particolarmente caldi che caratterizzarono le grandi ere interglaciali durante le quali l’attività vulcanica era nettamente superiore a quella attuale. Questo contribuì ad una maggior emissione dei gas serra nell’atmosfera con conseguente riscaldamento del clima, nulla comunque a che vedere con l’attuale aumento della concentrazione di CO2  nell’atmosfera poichè allora le concentrazioni di CO2 aumentarono di alcuni punti percentuali con effetti nettamente maggiori sul nostro clima terrestre.

Oggi ci troviamo all’interno di un periodo, geologicamente parlando, tranquillo, con un’attività vulcanica decisamente minore rispetto a 200 milioni di anni fa, tuttavia si assiste di tanto in tanto a grosse eruzioni vulcaniche che talora possono produrre effetti piuttosto diretti sul clima, sopratutto se le eruzioni sono di tipo esplosivo.

Inanzitutto dobbiamo far luce sul fatto che vi sono varie tipologie di attività eruttive:

Tipo Hawaiano: le eruzioni non dipendono direttamente dai movimenti delle placche tettoniche, ma dalla risalita del magma dai pennacchi fino ai punti caldi, la lava che ne fuoriesce risulta molto basica, di conseguenza molto fluida, producendo edifici vulcanici con deboli pendenze lungo i versanti. Tipo Islandese: avvenendo attraverso lunghe fenditure la lava si presenta basica o ultrabasica e tendono a formare altipiani basaltici. Tipo stromboliano: si manifestano attraverso colate di magma basaltico, si tratta di eruzioni durature ad intervalli regolari di fontane di lava e brandelli di lava che possono raggiungere centinaia di metri di altezza. Tipo vulcanico: si tratta di eruzioni esplosive nel corso della quale vengono emesse grosse e improvvise fuoriuscite di lava e nubi di gas cariche di ceneri, tali eruzioni possono produrre la rottura della camera magmatica e bocche laterali alle pendici del vulcano principale.

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Tipo vesuviano: le eruzioni avvengono in maniera analoga a quelle del tipo vulcanico ma con l’unica differenza che l’esplosione iniziale può essere tanto violenta da svuotare gran parte della camera magmatica, la lava fuoriesce dalle zone più profonde a grandissime velocità dissolvendosi in minuscole goccioline. Anche in questo caso si assiste all’emissione di grosse nubi di ceneri che possono oscurare la luce del sole. Tipo peleano: sono tra le eruzioni più pericolose e vuolente, l’eruzione avviene per mezzo di grosse nubi di gas e lava polverizzata e bombe vulcaniche, mentre l’eruzione si conclude con il collasso dell’edificio vulcanico. I vulcani di questo genere hanno la forma tipicamente conica. Tutti conosciamo bene l’eruzione del monte Pinatubo nelle Filippine che avvenne nel giugno del 1991 dopo circa 5 secoli di inattività.

Gratie alle corrette previsioni dell’eruzione furono fatte evaquare decine di magliaia di persone dall’area circostante il vulcano salvando così moltissime vite, malgrado ciò l’area subì molti danni a seguito della ricaduta delle ceneri e dalle frane di ceneri depositate a seguito dalle pioggie che seguirono l’eruzione. Migliaia di abitazioni furono distrutte anche dalle colate laviche.

L’eruzione inietto un’enorme quantità di gas e ceneri nella stratosfera, fu l’eruzione più volenta del ventesimo secolo, dopo quella del monte Krakatoa che avvenne nel 1883.

Le aerosol formarono uno strato di acido solforico che filtravano la luce solare nei mesi successivi, producendo un lieve calo delle temperature globali, con una media di circa mezzo grado Celsius e il buco dell’ozono crebbe notevolmente durante i mesi invernali e primaverili.

Dalle seguenti immagini possiamo notare lo strato di aerosol che filtrarono la luce solare, il calo termico riguardo principalmente le aree equatoriali. Oggi si conoscono abbastanza bene quali possono gli effetti principali sul clima di un’importante eruzione vulcanica, tuttavia vi sono vari fattori da prendere in considerazione: la latitudine dove avviene l’eruzione come l’intensità e dalla durata dell’eruzione stessa.

Gli effetti maggiori si manifestano quando l’eruzione è tale da iniettare gas e ceneri all’interno della stratosfera, dato che la circolazione delle stratosfera presenta un’andamento pressochè orizzontale, permette un mentenimento più duraturo delle particelle leggere che reesistono più a lungo alla forza di gravità terrestre permettendo, in questo modo il crearsi di uno strato in grado di filtrare maggiormente i raggi solari, aumentandone di conseguenza l’effetto albedo nei confronti della luce solare.

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Lo spessore così come gli effetti dello strato filtrante delle particelle sospese tenderanno gradualmente a diminuire nell’arco dei mesi successivi all’eruzione, molto dipende ifatti dall’intensità e dalla durata dell’eruzione vulcanica.

Infatti sia l’intensità che la durata dell’evento definiscono la quantità di gas e ceneri che possono raggiungere la stratosfera.

Non da meno importanza la tipologia dell’eruzione, infatti le eruzioni che possono comportare effetti più diretti e significativi sul clima sono le eruzioni di tipo esplosivo (vulcanico, vesuviano e peleano) poichè possono emettere grosse e improvvise quantità di gas e ceneri all’interno della stratosfera trattandosi di eruzioni piuttosto violente.

Come detto precedentemente anche la latitudine dove avviene l’eruzione ha una centa importanza nel definire gli effetti che questa può comportare sul clima, infatti se un eruzione vulcanica può produrre un lieve calo delle temperature medie su scala globale, non vuol dire che il clima tenda a raffreddarsi a tutte le latitudini.

Si è infatti potuto constatare che in genere le grosse eruzioni vulcaniche che avvengono nei paesi tropicali favoriscono un raffreddamento del clima generalmente lungo l’equatore, anche grazie ad un’intensificazione dei monsoni, mentre gli effetti alle medie latitudini possono essere quelle di favorire un’incremento delle temperature.

Infatti le eruzioni come il Pinatubo o El Chicon hanno favorirono in Europa e nel Nord America, periodi generalmente più miti poichè la riduzione dello strato di ozono favorì un raffreddamento della stratosfera all’interno del vortice polare con conseguente intensificazione del venti Zonali, grazie ad un’oscillazione Artica e Nord Atlantica generalmente positiva.

Viceversa le eruzione più significative e potenti che avvennero alle alte latitudini, favorirono in passato estati più fresche e inverni più freddi in tutto l’emisfero, mentre alle basse latitudini si assestette ad un’indebolimento dei monsoni con conseguente clima tendenzialmente più caldo.

Una spettacolare eruzione vulcanica di tipo esplosiva è intanto in corso da settimane nel Sud dell’Alaska sul monte Redoubt.

Il vulcano è alto circa 3100 metri di quota e fortunatamente è situato in un’area poco popolata, situato a circa 200 km da Anchorage, la principale città dell’Alaska.

Attualmente il vulcano ha emesso a più riprese enormi quantità di gas e ceneri all’interno della stratosfera fin verso i 20 km di altezza.

L’ultima volta il vulcano restò attivo dal dicembre 1989 all’aprile del 1990, in quell’occasione le ceneri caddero per molte settimane su Anchorage e sui villaggi limitrofi.

Vale la pena di seguire gli effetti che quest’ultima eruzione (ancora in corso) potrà procurare sul clima in un prossimo futuro, seguire l’andamento vulcanico globale resta sempre un fattore di notevole importanza al fine di poter definire l’andamento climatico su scala planetaria.

Flavio Scolari

2 Responses to Effetti di un’eruzione vulcanica sul clima

  1. MAX scrive:

    COMPLIMENTI, QUESTO MI E’ PIACIUTO!
    ATTUALE E POCO CONOSCIUTO DAI PROFANI.
    CONTINUA COSI’…………

  2. Flavio Scolari scrive:

    Grazie Max mi fa piacere che ti sia piaciuto!

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