Fisica teorica, ipotesi

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Nulla si crea e nulle si distrugge, da questo principio fisico scientifico fondamentale, appare abbastanza chiaro che da un punto oggettivo, possiamo sapere da dove arrivassimo prima che nascessimo e dove andremo quando muoriremo, come un elemento in decomposizione da forma ad altra vita, possiamo tranquillamente affermare che biologicamente quando muoriremo daremo vita ad altre forme di vita più elementari. Tuttavia oggi la fisica sembra dimostrare che l’universo va ben oltre il nostro concetto di realtà quatidiana e realtà oggettiva, se il tempo in realtà è una dimensione dello spazio e si comporta in maniera del tutto diverso da come lo percepiamo noi, lo spazio potrebbe celare a sua volta dimensioni extra a noi inaccessibili poichè “arrotolati” su distanze estremamente piccole nel mondo trodimensionale a noi visibile.

La fisica quantistica di fatto non esclude l’esistenza di altri infiniti universi paralleli al nostro, ogniuna con il proprio tempo e le proprie leggi ficiche non neccessariamente uguali all’universo in qui viviamo noi, entro le quali ogno possibilie evoluzione si verifica e a noi si presenta uno stato di indeterminazione finchè un’osservatore cosciente non rivela all’atto dell’osservazione.
In pratica in questo multiverso esisterebbero una miriade di altri universi simile al nostro e infiniti altri universi completamente diversi, alcuni dove la vita non è possibile poichè le leggi fisiche sono leggermente diverse dalle nostre (es. forza di gravità troppo debole o troppo forte), altri dove la vita è possibile, ma lnon sulla terra, altri dove la vita è possibile anche sulla terra, ma la nostra persona non è presente e ancora altri dove esistiamo noi stessi, insomma molte coppie di noi stesso potrebbero esistere oltre i confini dell’univero.

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Ma se nello spazio tridimensionale sarebbero a distanze a noi irraggiungibili, estremamente grandi, potrebbero essere a distanze estremamente piccole da noi in altre dimensioni nascoste, teoricamente potrebbero esistere universi più vicini a noi della nostra stessa pelle, anche se noi non possiamo nè percepirlo, nè interagire con esso, eppure qualche applicazione tecnica attraverso esperimenti quantistici (ossia delle particelle facenti parte del mondo subatomico), sembrano confermare l’esistenza di queste dimensioni extra in quello che potrebbe essere uno spazio multidimensionale molto più vasto, che va ben oltre quello che possiamo percepire.
Anche il concetto di realtà oggettiva alla base di recenti osservazioni quantistiche sembra assumere un altro concetto, di fatto la realtà oggettiva delle particelle, potrebbe non essere così assoluta come la nostra percezione potrebbe portarci a credere, senza entrare in discorsi esoterici. Tutto questo potrebbe inoltre spiegare, oltre al principio di indeterminazione della materia, perchè la scienza presenta dei limiti invalicabili, ad esempio spegare cosa c’è oltre la morte, il concetto di tempo, ci rende nella quarta dimensione, “indelebili” in questo stesso universo dalle proprie origini già dal fatto stesso che esistiamo e siamo esistiti.

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Teoria dell’universo olografico:

Viviamo in un universo strutturato su principi olografici? Sembra un idea paradossale, eppure secondo un numero crescente di fisici, questo potrebbe essere il modello che più si avvicina alla realtà. Questa idea nasce osservando lo strano comportamento del mondo subatomico, particelle connesse tra loro non localmente (o stesse particelle che si trovano contemporaneamente in diversi luoghi diversi), particelle che assumono un comportamento corpuscolare solo all’atto dell’osservazione (altrimenti sono un onda di probabilità, chiamata funzione d’onda) ed elementi subatomici che appaiono e scompaiono apparentemente nel nulla, non rientrano in un comportamento fantascientifico, ma sono i risultati di numerosi esperimenti della meccanica quantistica, non va scordato che il mondo microscopico compone il mondo macroscopito, la materia di qui siamo fatti noi e il mondo che ci circonda, non sorprende che anche gli elementi dotati di grande massa, come il nostro stesso corpo, abbia sia una funzione d’onda che un momento comportandosi come un dualismo di onda-materia, l’unica differenza sta nel quanto, per gli elementi macroscopici la funzione d’onda è trascurabile e prevale per la nostra percezione della realtà, la materia, mentre per il mondo subatomico che fondamentalmente compone anche il mondo macroscopico, prevale la funzione d’onda. In pratica concetti come dualismo onda-particella, principi di sovraposizione, la non località della materia e principio di indeterminazione, non sono teorie, ma fatti ampiamente dimostrati dal punto di vista sperimentale e fondamentali per descrivere il mondo subatomico, il fatto che onde diventino particelle definite solo in presenza di un osservatore cosciente, anche è dimostrato, altrimenti un eletrone, un fotone, praticamente ogni particella subatomica è un onda, ma non un onda fisica di energia, è proprio un onda di probabilità nel senso più stretto del termine, la funzione d’onda di un elemento di fatto, collassa all’atto dell’osservazione e questa non è una teoria, è come se un elettrone che ruota attorno al suo nucleo, fin quando non lo si osserva occupa tutti gli spazi possibili, come se fosse “sparso” lungo tutta la propria orbita, ma c’è di più, anche ogni orbita possibile, viene occupata dall’elettrone con un certo grado di probabilità, formando una sorta di nube qui densità è maggiore laddove si ha una maggior probabilità di trovare l’elettrone all’atto dell’osservazione, ma è proprio l’atto dell’osservazione a dare all’elettrone una posizione definita in un certo momento, quando non viene più osservato come particella, torna ad essere un onda di probabilità come in precedenza. L’esistenza dei mondi paralleli se una volta era pura fantascienza, oggi è una teoria che viene presa in seria considerazione dalla fisica. Oggi la fisica sta cercano una teoria in grado di spiegare tutte le 4 forze della natura, in grado di unificare i concetti della relatività generale a quelli della meccanica quantistica, in pratica cercare una teoria, o meglio dire un modello che possa spiegare tutto, la teoria delle superstringhe (P-Brane) sembra quella più accreditata per i fisici teorici, è matematicamente solida ed effettivamente in linea teorica risponde ai requisiti richiesti, peccato non sia fisicamente dimostrabile dal punto di vista sperimentale. Questa visione del paradigma olografico in una versione propriamente fisica, si avvicina in certi sensi alla teoria delle superstringhe, solo che ipotizza che l’universo sia in realtà bidimensionale, mentre la teoria delle brane ne prevede almeno 11, in ogni caso spiegare gli strani comportamenti del mondo ultramicroscopico risulta praticamente impossibile concependo uno spazio tridimensionale più quello temporale, bisogna considerare che lo spazio potrebbe avere meno dimensioni di quelle che percepiamo, in questo caso la terza dimensione sarebbe un’illusione, oppure potrebbe avere molte più dimensioni di quelle che percepiamo, in entrambi i casi la realtà oggettiva sarebbe il risultato dei diversi stati vibrazionali di un entità più fondamentale, che lega non localmente tutte le entità microscopiche, forse proprio le superstringhe (o una superstringa), quante dimensioni possa effettivamente avere l’universo, putroppo non si può dire, se l’idea più accettata tra i fisici sia qualle che possano esistere più di 3+1 temporale, dal punto sperimentale e osservando il comportamento dei buchi neri, possiamo tranquillamente affermare che la possibilità che l’universo possa essere effettivamente bidimensionale, è più concreta che mai, ma in ogni caso siamo pur sempre nell’ambito della fisica teorica. Tuttavia l’idea che lo spazio-tempo potrebbe non essere liscio e suddivisibile in parti infinitamente sempre più piccole, ma potrebbe essere composto da minuscole parti simili a dei “pixel” aventi valori ben definiti e indivisibili sia di spazio che di tempo, parti chiamate quanti, estremamente piccole misurabili alle microscopiche dimensioni di Planck. Le possibili prove a favore di questo modello giunsero quasi casualmente durante un esperimento chiamato GEO600 condotto nel 2009 in Germania, con lo scopo di rilevare le onde gravitazionali causate dalle esplosioni di supernove, invece si presentò un rumore di fondo apparentemente senza alcuna spiegazione, avendo inanzitutto escluso la possibilità di interferenze o fattori termici. Secondo Hogan questo rumore di fondo  deriva dal fatto che l’esperimento GEO600 abbia involontariamente rilevato il limite inferiore dei “pixel” dello spazio-tempo. La fisica quantistica considerava che i quanti dello spazio-tempo fossero un entità impossibile da rilevare anche con le più sofisticate apparecchiature, poichè aventi dimensioni estremamente piccole, precisamente di 1×10(-35) metri, mentre l’esperimento tedesco ha forse rilevato indirettamente l’effetto di tali quanti a dimensioni decisamente più grandi, di 1×10(-15) metri, anche questo secondo alcuni fisici potrebbe essere una prova che l’universo sia strutturato su principi olografici, questo potrebbe spiegare come l’effetto di questi “pixel” possa essere proiettato in dimensioni possibili da osservare attraverso alcune apparecchiature sperimentali, come l’ombra di un oggetto proiettata sulla parete da una fonte luminosa, più l’oggetto si avvicina alla fonte luminosa, più l’ombra proiettata viene ingrandita e assume contorni meno netti. In pratica osservando l’universo a dimensioni sempre più ridotte, si ha un effetto analogo a quello che si verifica quando si vuole ingrandire una fotogradia digitale, già a dimensioni maggiori di quelle di Planck. Per trovare ulteriori conferme al fatto che l’universo possa essere strutturato su principi olografici, il fisico Craig Hogan ha in previsione un esperimento, quello che vuole fare è di costruire una macchina chiamata Olometro, che possa effettuare la misura più sensibile mai effettuata dello spazio-tempo stesso. Nel caso di un classico interferometro, un raggio laser viene diviso in 2 da uno specchio chiamato Beamsplitter, lungo le braccia dello strumento i 2 fasci viaggiano ad angolazioni diverse, prima di venire riflesse e portate a fare il viaggio inverso da uno specchio poste alle 2 estremità delle braccia del macchinario. Considerando che la luce nel vuoto viaggia ad una velocità costante, i 2 raggi dovrebbero arrivare indietro esattamente nello stesso momento essendo in perfetta sincronia per tornare ad essere infine un singolo raggio. Qualsiasi lieve vibrazione che interferisce, cambierebbe la frequenza delle onde anche di pochissimo, ma farebbe si che alla fine i 2 raggi non arrivino alla fine del processo in perfetta sincronia, questa perdita di sincronia nell’olometro, sarâ dovuta allo spazio-tempo stesso, questo dovrebbe portare a rilevare quel “rumore” rilevato dagli interferometri atti a misurare le onde gravitazionali dei bichi neri, o delle supernove, ma con musure molto più precise. Un olometro non deve essere un macchinario molto grande basterebbe che abbia 40 metri di lunghezza, dunque potrebbe essere 100 volte più piccolo degli interferometri usati, ma dato che le frequenze dello spazio-tempo devono essere molto rapide, l’olometro sarà ben 7 volte più preciso nel misurare intervalli molto brevi, di qualsiasi orologio atomico esistente sulla faccia della terra. “Si ritiene che tali frequenze dello spazio-tempo, è di almeno 1 milione di volte per ogni secondo, ossia 10001 volte più elevato di quanto l’orecchio umano possa percepire”, ha spiegato il fisico sperimentale del Fermilab Aaron Chou, lo scopo spiega il fisico, è quello di provare che le vibrazioni non provengono dallo strumento, o da altre cause, ma di trovare una prova diretta che queste vibrazioni sono associate allo spazio-tempo stesso. “Grazie alle lunghe braccia dell’olometro, riusciremo a vedere sotto una lente di ingrandimento, tutti i pixel dello spazio-tempo” ha aggiunto Chou. Per la precisione verranno costruite 2 macchine poste una sopra l’altra, così che possano confermare l’una le misure dell’altra. “Le persone che cercano di legare insieme la realtà non hanno mai dati, solo tantissima, e bellissima matematica”, ha spiegato Hogan. “La speranza nostra è di dare loro anche qualche dato in più con cui lavorare.” Dopotutto la realtà intima dell’universo, potrebbe essere completamente diversa da quella che percepiamo noi nella nostra vita quotidiana di tutti i giorni.

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