Un clima che non conosce frontiere

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Le nubi e le perturbazioni si spostano attraverso l’atmosfera per mezzo di una circolazione atmosferica che non conosce confini politici, creare una rete di rilevamento globale con dati accessibili a qualsiasi paese del globo, risulta essenziale al fine di poter elaborare qualsiasi previsione meteorologica. Infatti in meteorologia risulta indispensabile mantenere sempre una cooperazione internazionale, basti pensare che oggi il tempo in Svizzera è fortemente influenzato dalle condizioni meteo che si presentavano in Francia 1 o 2 giorni fà, oppure dalle condizioni meteo che si presentavano negli USA 4 o 5 giorni fà, e ancora dalle condizioni meteo che si presentavano in Giappone una decina di giorni fà.

Oggi vi sono una miriade di stazioni di rilevamento sparse ai quattro angoli della terra, dalle regioni più remote  alle regioni più popolate. In Svizzera vi sono 800 stazioni di rilevamento sparse su tutto il territorio, dalle pianure alle vette più elevate.

Già dalla seconda metà del 1600, ci si rese conto dell’importanza di creare una rete di raccolta dati, infatti Gianduca di Toscana promose nel 1654 una raccolta dati meteorologici in una serie di località tra le quali Firenze; Varsavia; Parigi; Insbrubruck e altre ancora, tuttavia per varie ragioni l’attività cessò dopo pochi anni, e dovettero passare altri 150 anni circa prima che l’importanza delle reti di rilevamento fossero ancorate definitivamente nella comunità scentifica.

Tuttavia l’utilizzo di dati raccolti per elaborare previsioni meteorologiche richiede tempi di comunicazione piuttosto brevi, cosa che inizialmente i mezzi non permettevano. Solo dopo la seconda metà dell ‘800, grazie all’avvento del telegrafo, i dati potevano essere trasmessi in tempi nettamente inferiori e a regioni sempre più distanti tra loro.

Da quel momento le reti di rilevamento fiorirono rapidamente fino a ricoprire l’intero globo in pochi decenni e, grazie ai mezzi sempre più sofisticati, vennero sempre più perfezionate al fine di poter raccogliere dati sempre più precisi.

Tuttavia fino a pochi decenni anni fà le stazioni di rilevamento e di raccolta dati, rimasero costituite da strumenti manuali, ossia necessitavano della presenza di osservatori/osservatrici che leggessero regolarmente i dati misurati dagli stumenti e li trasmettessero ai rispettivi centri di raccolta dati.

Per questo motivo la diffusione delle stazioni di rilevamento fù limitata alle aree urbane e facilmente accessibili.

L’evoluzione tecnica avvenuta dopo la seconda guerra mondiale permise lo sviluppo di stazioni automatiche, ossia che non necessitavano di un’osservatore che trasmettesse i dati raccolti. Da allora il tutto funziona in maniera automatica. Questo permise successivamente l’installazione di stazioni di rilevamento anche in regioni disabitate e facilmente accessibili, ma meteorologicamente molto interessanti (oceani; deserti; Antartide; Artico;  vette delle montagne; ecc).

Oggi tutti i dati raccolti dalla rete di rilevamento sono accessibili a tutti i paesi del mondo, uno scambio dati meteo-climatici continuo che viene gestito dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale per mezzo dellla rete GTS (Global Telecommuncation System) e già molto prima dell’avvento di Internet permise lo scambio dati da un capo all’altro del mondo, anche USA e Unione Sovietica si resero conto di quanto fù indispensabile cooperare in tal senso pur trovandosi in un periodo politico difficile durante la guerra fredda.

Insomma si resero conto entrambi che senza i dati raccolti sul territorio “nemico”, anche le proprie previsioni ne avrebbero risentito fortemente a livelli qualitativi.

Oggi tutti i dati raccolti dalle stazioni di rilevamento vengono trasmessi automaticamente a dei Supercomputer. Si tratta di calcolatori in grado di raccogliere e analizzare tutti i dati raccolti da tutto il mondo e a tutti i levelli dell’atmosfera.

Anche i satelliti (sia polari che geostazionari) oggi costituiscono un interessante ed efficace mezzo per raccogliere  dati meteo-climatici di qualsiasi genere, infatti ogni satellite è in grado di “osservare” l’atmosfera con varie lunghezze d’onda (microonde; infrarosso; visibile) potendo così osservare, analizzare contemporaneamente diversi parametri presenti su superfici molto vaste del globo (es. vapore acqueo; andamento termico; temperatura e altezza delle nubi; copertura nuvolosa; direzione e velocità dei venti; ecc…ecc…, tutto questo lungo tutto il prifilo verticale dell’atmosfera).

Le precipitazioni vengono invece rilevate con delle antenne (Radar).

Inizialmente i Radar furono utilizzati in tempo di guerra per rilevare la presenza di aerei nemici, le precipitazioni all’interno delle nubi costituirono però un ostacolo importante nel monitorare lo spostamento degli aerei poichè tali antenne trasmettono ad una lunghezza d’onda tale, da poter essere riflesse in parte dalla caduta di precipitazioni (neve, pioggia e sopratutto grandine), costituendo in tal modo un certo disturbo nel controllo dei velivoli aerei.

Qualcuno però pensò di fruttare quello che fino a pochi decenni fa poteva rappresentare un ostacolo delle immagini radar, amplificando il segnale di ritorno indotto dalla caduta di precipitazioni al fine di poter monitorare l’intensità e lo spostamento delle precipitazioni all’interno dell’atmosfera.

Oggi anche le immagini radar costituiscono un mezzo molto importante dal quale si possono estrapolare diverse informazioni oltre a quelle inerenti le precipitazioni stesse presenti su una superficie di 150000 chilometri quadrati (raggio dall’antenna di 200 chilometri fino ad un’altezza di 12 chilometri), si può determinare l’intensità e la direzione dei venti presenti alle alte quote, grazie ad immagini riprese in sequenza ogni 5 minuti , oppure la presenza di celle temporalesche, dunque la possibilità di grandine su una determinata area geografica.

In definitiva tutte le informazioni raccolte da tutto il mondo vengono analizzate da dei potenti computer che secondo le condizioni presenti rielaborano quale delle possibili miriadi di evoluzioni risulta la più probabile tenendo in considerazione tutti i parametri meteorologici, il risultato che ne conseguirà sarâ una previsione numerica, al meteorologo spetta il compito di leggere e decifrare la previsione elaborata in automatico apportando eventuali modifiche in corrispondenza alla propria conoscenza delle condizioni meteo-climatiche tipicamente presenti sulla propria regione.

Le previsioni in automatico vengono oggi elaborate in Svizzera su parcelle di territorio dalle dimensioni di 2,2 km, in futuro la tendenza sarà quella di poter elaborare previsioni automatiche su porzioni di territorio sempre più piccole al fine di avere risultati sempre migliori, questo richiederà un numero sempre maggiore di dati, ma dato che non è sempre possibile spargere ovunque stazioni di rilevamento via terra, si cerca sempre più di potenziare quelli che sono i rilevatori che dall’alto “osservano” vaste superfici del globo, ossia i satelliti.

Grazie a rilevatori posti sui satelliti sempre più sofisticati e potenti, si potrà avere in futuro un maggior numero di dati sempre più precisi considerando inoltre che proprio in questi anni sono in corso studi su fattori piuttosto noti (quali ad esempio variazioni dell’altezza degli oceani e variazioni della forza del campo di gravità terrestre), ma del quale ancora non si conoscono bene gli effetti che questi possano comportare sui processi meteo-climatici, il futuro meteorologico riserverà certamente molte sorprese!

Flavio Scolari

3 Responses to Un clima che non conosce frontiere

  1. ENNIO DELMONTE scrive:

    OTTIME LE INFORMAZIONI!

  2. Enea scrive:

    Non immaginavo ci fossero così tante stazioni di rilevamento

  3. Flavio Scolari scrive:

    Grazie mille Ennio e Enea, comunque si, le stazioni di rilevamento sono numerose, più dati si possono raccogliere, meglio si possono effettuare previsioni che siano attendibili e precise.
    Negli ultimi decenni la raccolta dati per l’elaborazione delle previsioni ha fatto molti progressi, tanto grazie al fatto che grazie allo sviluppo di stazioni di rilevamento automatiche, non occorre più la costante presenta di un osservatore, con questo si sono potute installare stazioni di raccolta dati anche in regioni difficilmente accessibili e disabitate, ma meteorologicamente e climaticamente parlando molto interessanti, da un certo punto di vista quasi indispensabili: basti pensare agli oceani o ai poli che spesso sono le aree dove maggiormente prendono vita i sistemi frontali (noti anche come perturbazioni atmosferiche) che caratterizzano il clima delle nostre medie latitudini.
    Buona serata!

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